Costituisce revoca implicita della costituzione di parte civile la formulazione, nel giudizio di primo grado, di conclusioni orali relative al risarcimento del danno (Corte di Cassazione, Sezione V Penale, Sentenza 5 marzo 2018, n. 9936).

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antonio – Presidente –

Dott. DE GREGORIO Eduardo – Consigliere –

Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere –

Dott. FIDANZIA Andrea – Consigliere –

Dott. SCORDAMAGLIA Irene – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

S.F.P., nato il (OMISSIS);

avverso la sentenza del 28/11/2016 della CORTE APPELLO di PALERMO;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere IRENE SCORDAMAGLIA;

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore PICARDI Antonietta;

Il Proc. Gen. conclude per l’annullamento senza rinvio relativamente alle statuizioni civili.

Udito il difensore.

Svolgimento del processo

1. Avverso la sentenza della Corte di appello di Palermo, in data 28 novembre 2016, di conferma di quella emessa dal Tribunale di Palermo, in data 28 gennaio 2015, che aveva riconosciuto S.F.P. responsabile dei reati di cui agli artt. 612 e 582 c.p., e L. n. 110 del 1975, art. 4, infliggendogli la pena ritenuta di giustizia e condannandolo al risarcimento del danno nei confronti della costituita parte civile B.C., da liquidarsi in separata sede, ricorre l’imputato, per il tramite del proprio difensore di fiducia, Avv. Vincenzo Lo Re.

2. Articola, per l’effetto, un unico motivo di impugnazione, deducendo il vizio di violazione di legge, in relazione agli artt. 82 e 523 c.p.p., per avere la Corte territoriale erroneamente escluso che fosse intervenuta, in esito al giudizio di primo grado, la revoca tacita della costituzione di parte civile, come prospettato con specifica ragione di gravame, con la quale era stato evidenziato che la parte civile stessa, nel processo di primo grado, non solo non aveva depositato le proprie conclusioni per iscritto, ma che neppure oralmente le aveva precisate. In effetti dal verbale di udienza del 28 gennaio 2015, svoltasi dinanzi al Tribunale monocratico di Palermo, risultava che la difesa della parte civile si era limitata ad “associarsi alle richieste del Pubblico Ministero”, senza nè verbalizzare le richieste orali relative al risarcimento del danno, alla concessione di provvisionale o alla rifusione delle spese, nè richiamarsi alle conclusioni rassegnate nell’atto di costituzione.

Motivi della decisione

Il ricorso è fondato.

1. Correttamente la difesa dell’imputato ha evidenziato come, con l’associarsi alle richieste del Pubblico Ministero, la difesa della parte civile non avesse concluso in ordine al petitum risarcitorio, posto che diverse sono le funzioni e le finalità cui mira la parte pubblica con la propria requisitoria e quelle che persegue la parte civile rassegnando le proprie conclusioni.

Il Pubblico Ministero, infatti, tende a conseguire le finalità cui è orientato l’esercizio dell’azione penale, vale a dire l’affermazione della responsabilità penale dell’imputato con l’irrogazione di una pena congrua rispetto al fatto accertato.

La parte civile, invece, articola le proprie richieste in rapporto allo scopo cui mira l’esercizio (solo eventuale) dell’azione civile nel processo penale: quello di vedere riconosciuta la responsabilità civile dell’imputato per il danno cagionato alla persona offesa con il fatto di reato. Da ciò deriva l’onere di allegazione di dati conoscitivi idonei a consentire al giudice penale di effettuare tale ulteriore accertamento.

E a tale ratio – indicata come quella che ispira le norme di cui all’art. 82 c.p.p., comma 2, e art. 523 c.p.p., comma 2, che disciplinano la revoca della costituzione di parte civile, stabilendo, nel loro combinato disposto, che la costituzione si intende revocata se la parte civile, in sede di discussione, non presenta conclusioni scritte, che devono comprendere, quando sia chiesto il risarcimento dei danni, anche la determinazione del loro ammontare – si è riferita la giurisprudenza di legittimità, allorché ha sottolineato come l’istituto della revoca tacita della costituzione di parte civile rappresenti un negozio giuridico unilaterale che sottrae al giudice penale il potere-dovere di giudicare in ordine alla domanda risarcitoria.

Potere-dovere che presuppone la necessità di acquisire processualmente, con stabile documentazione, le richieste precise del danneggiato, trattandosi di pretesa civilistica (Sez. 5, n. 41141 del 17/10/2001, dep. 2001, Friso, Rv. 220864).

Ha, pertanto, affermato questa Corte che si ha revoca della costituzione della parte civile solo qualora la parte civile non precisi in alcun modo le sue conclusioni nella fase della discussione, neppure richiamandosi alle conclusioni presentate all’atto della costituzione: vi è difetto, infatti, di una traccia dei termini in cui le stesse sono state formulate, sia nell’ipotesi in cui le stesse non vengano cristallizzate per iscritto, sia nel caso in cui non siano neppure verbalizzate le richieste orali relative al risarcimento del danno, alla concessione di provvisionale o alla rifusione delle spese (tra le altre, Sez. 5, n. 34922 del 29/04/2016, Borghi, Rv. 267769; Sez. 5, n. 29675 del 02/05/2016, Carbonelli, Rv. 267385; Sez. 4, n. 4492 del 09/12/2015, dep. 2016, Lucca, Rv. 265953; Sez. 1, n. 12550 del 12/03/2015, Fusser, Rv. 262299; Sez. 5, n. 6641 del 14/11/2013, Adinolfi, Rv. 262432; Sez. 4, n. 39595 del 27/06/2007, Rosi, Rv. 237773).

1.1. Donde, va ribadito che costituisce revoca implicita della costituzione di parte civile la formulazione, nel giudizio di primo grado, di conclusioni orali consistenti nella richiesta “di condanna degli imputati come richiesto dal pubblico ministero”, senza alcun richiamo alle conclusioni scritte già depositate, documentanti la richiesta risarcitoria avanzata (Sez. 5, n. 6641 del 14/11/2013 – dep. 12/02/2014, Adinolfi ed altro, Rv. 262432).

2. Deve registrarsi che – siccome emergente dal verbale di udienza del 28 gennaio 2015, nel processo celebrato dinanzi al Tribunale Monocratico di Palermo, consultabile in ragione della natura processuale della questione prospettata – la costituita parte civile, B.C., assente personalmente, ed assistita dal difensore di fiducia, Avv. Rossetti Menotti, in sede di discussione si è limitata ad associarsi alle richieste del Pubblico Ministero; sicchè, alla stregua di tali dati fattuali, risulta accertato che la parte civile costituita non ha rassegnato le proprie conclusioni, nè per iscritto nè oralmente, la semplice espressa adesione alle richieste del Pubblico Ministero non essendo omologabile alla formulazione delle richieste conclusive ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 523 c.p.p..

3. E’, quindi, consequenziale il rilievo – in linea con le richiamate premesse in diritto – che la costituzione di parte civile di B.C. nel processo penale a carico di S.F.P. deve intendersi come tacitamente revocata per omessa presentazione delle conclusioni.

4. Da ciò deriva l’annullamento della sentenza impugnata senza rinvio limitatamente alla condanna del ricorrente al pagamento del risarcimento del danno in favore della parte civile e alla rifusione in favore della stessa delle spese processuali; statuizioni che, per l’effetto, devono essere revocate.

P.Q.M.

Annulla la sentenza impugnata senza rinvio limitatamente alle statuizioni civili che revoca.

Così deciso in Roma, il 24 novembre 2017.

Depositato in Cancelleria il 5 marzo 2018.