Milano: inseguimento e morte di Ramy. I Carabinieri, durante l’inseguimento, imprecano con parolacce contro i due giovani … (Video)

Un antico proverbio latino recita: “verba volant, scripta manent”.

Letteralmente significa: “le parole volano, gli scritti rimangono”.

I latini intendevano asserire che le parole, a differenza dei documenti scritti, soprattutto se pronunciate in determinate circostanze e decontestualizzate, sono per loro natura effimere, contraddittorie, illusorie.

Ebbene, nella triste vicenda dell’inseguimento di Corvetto, l’antico proverbio pare essersi ribaltato.

Non sono importanti i fatti, bensì le parole.

La teoria dello speronamento, basata sull’azione sadica e volontaria dei Carabinieri inseguitori di colpire nella fiancata il mezzo in fuga allo scopo di far schiantare mortalmente gli occupanti, non pare trovare sufficiente suffragio né negli accertamenti tecnici della Polizia Locale, né, per quanto se ne dica, nelle immagini delle telecamere.

Per cui, mancando i fatti, ora ci si inorridisce per le parole degli agenti captate nel corso della concitata azione.

E così, commentatori e opinionisti vari, pallidi in volto, sguardo accigliato e animo contrito, trattenendo a stento disgusto e conati di vomito, ci ripropongono l’orribile gergo usato e registrato durante l’inseguimento:

«Vaffanculo, non è caduto!»,

«Chiudilo che cade»

«Merda! Non è caduto!»

«Sono caduti!» «…Bene»

Certo, è facile scandalizzarsi sentendo le voci affannate di questi uomini tenendo il culo ben sprofondato sul divano e non teso sul sedile di un’auto lanciata a tutta velocità, con le sirene spiegate, contromano, dietro a due balordi che sfrecciano incuranti di ogni rischio.

E’ fin troppo semplice condannare quelle parole dettate dall’adrenalina che ti toglie il respiro e ti ghiaccia il sangue nelle vene.

Ma scrollandoci di dosso l’ipocrisia perbenista e immedesimandoci negli agenti operanti, dovremmo chiederci: dopo chilometri e chilometri di manovre spericolate, di svolte incoscienti, rischiando scontri frontali con il rischio di morire, o, peggio, di investire degli innocenti, è così inumano augurarsi che l’inseguimento termini al più presto?

E’ un pensiero così efferato sperare non la morte ma che il folle fuggiasco sbandi e cada, scivolando con il mezzo sull’asfalto?

E, poi, da quale pulpito viene la predica?

I Carabinieri sono criticati per le loro frasi ciniche proprio da quei giornalisti che nei talk si insultano e si urlano addosso, o da quegli stessi politici che nelle aule del parlamento si ingiuriano arrivando finanche ad azzuffarsi.

E costoro, che non si fanno remore dinanzi al pubblico di mostrare il peggio del peggio, pretendono l’aplomb da chi in quel momento sta operando sotto stress e in condizioni di massima criticità?

Beh, se è così, oltre ai corsi di guida veloce, propongo che vengano istituiti anche dei corsi di bon ton del guerriero o di galateo operativo.

In tal maniera le anime candide in analoghe situazioni potranno sentire comunicazioni degli agenti inseguitori ben più aggraziate: «Poffarbacco! Quel bricconcello non ne vuol sapere di desistere!»

PS: Lo confesso, se avessero dovuto inquisirmi tutte le volte che ho detto “spacchiamogli il culo a sti bastardi!” prima di effettuare un’irruzione in un covo di malviventi, mi avrebbero condannato all’ergastolo… mille volte!

A cura del Colonnello Carabinieri in quiescenza Salvino Paternò

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