Risarcisce i vicini il locale che tutte le sere e le notti manda musica ad alto volume disturbando il loro riposo anche se ciò non provoca danni alla loro salute.
A stabilirlo è la terza sezione civile della Cassazione, con la sentenza n. 20927/2015 depositata il 16 ottobre scorso (doc.1), respingendo il ricorso di una società, titolare di un locale, che per ben 3 anni consecutivi ogni estate organizzava serate di intrattenimento musicali, con immissioni sonore che superavano la soglia massima di tollerabilità in orari notturni e conseguente lesione del diritto al riposo notturno delle famiglie residenti lì vicino.
Allineandosi alla giurisprudenza europea, la S.C. ha stabilito che il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare è garantito dalla Cedu, per cui, una volta accertata l’esposizione ad immissioni intollerabili, per le lesioni del diritto al riposo e alla vivibilità della propria abitazione, pur se non accompagnate da lesioni alla salute, scatta comunque il danno morale, che può essere provato anche mediante presunzioni sulla base delle nozioni di comune esperienza.
In tali casi, non è necessario, infatti, ha concluso la Cassazione, che risulti integrato un danno biologico, giacchè “la lesione del diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria casa di abitazione e del diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane” sono già di per sé “pregiudizi apprezzabili in termini di danno non patrimoniale”.