Viola un ordine restrittivo: ingiusta la condanna, ma non la detenzione. Nessun indennizzo.

Contesta la decisione della Corte di averlo condannato al carcere senza che partecipasse e/o fosse assistito all’udienza e l’ingiusta detenzione per oltraggio alla Corte: non ha rispettato l’ordine restrittivo, emesso durante il giudizio per il diritto di visita dei figli, di non contattare la moglie se non tramite il suo legale, onde evitare il perdurare di violenze domestiche.

Per le Corti non ha diritto all’indennizzo per ingiusta detenzione: sono state rispettate le garanzie processuali ex art. 6 Cedu.

La CEDU conferma la violazione dell’equo processo per non essere stato difeso dal suo legale in una sola udienza e dell’art.13 nella misura in cui non ha potuto chiedere l’indennizzo per questa deroga.

In ogni caso esclude che sia un palese caso di denegata giustizia visto che per il resto è stato regolarmente assistito dal suo avvocato, ha avuto sgravi alla detenzione, sarebbe stato comunque condannato per oltraggio alla Corte e questo reato è chiaramente codificato dalla legge e dalla prassi: non c’è alcuna violazione dell’art. 5 Cedu e la detenzione è perciò stata lecita.

Ergo correttamente sono state rigettate tutte le sue istanze d’indennizzo (Mooren c. Germania del 9/7/09, Saadi c. Italia [GC] del 29/1/08, Tsonyo Tsonev c. Bulgaria n.2 del 14/1/10 e X. c. Lettonia [GC] del 2013).

Riconosciuto un risarcimento complessivo (comprensivo di spese di lite) pari ad €.14400.