Presi e già liberi, tornano a rubare subito: accusati di 100 colpi.

Arrestati due volte in meno 36 ore gli stessi “topi d’auto” bloccati dai militari: sono quelli del raid anche a Brusegana.

Presi a depredare le auto finiscono in manette. Ma il giudice li scarcera e dopo poche ore vengono arrestati per la seconda volta, accusati oltre un centinaio di razzie.

È il classico caso di giustizia colabrodo – almeno quella che avvertono i cittadini – quella che riguarda i due predoni arrestati dai carabinieri. Erano finiti in manette la notte di giovedì scorso dopo un breve inseguimento e una colluttazione con i carabinieri della stazione di Selvazzano nelle vicinanze del negozio di abbigliamento Mazzorato Moda di Tencarola.

La pattuglia li aveva scoperti a bordo di una Volkswagen Passat, con il lunotto posteriore infranto, di proprietà di una padovana, rubata poco prima in via Monte Sirottolo, in città. Per sottrarsi al controllo avevano tentato la fuga a piedi, ma gli uomini in divisa non se li erano fatti scappare e li avevano ammanettati, portati in caserma.

I carabinieri con la refurtiva
I carabinieri con la refurtiva

La mattina seguente uno è stato condannato con giudizio direttissimo a un anno di reclusione e 400 euro di multa, mentre il processo è stato rinviato per l’altro destinatario di una misura cautelare, il divieto di dimora nel Veneto. Per entrambi è scattata la scarcerazione. Recuperata la libertà, sono tornati a rubare nelle auto in sosta, attività criminosa in cui si erano specializzati.

Si tratta di Gezim Eelezi, albanese di 18 anni, e Mohamed Radi marocchino di 27, senza fissa dimora e con precedenti penali: nella notte tra venerdì e sabato hanno continuato a far razzie nelle vetture parcheggiate a Padova e a Selvazzano, almeno un’altra quindicina di macchine. Sono loro pure i responsabili dei danneggiamenti a una decine di veicoli in via Rocca Pendice in città, venerdì notte.

L’ex seminario. Dopo la scarcerazione, i carabinieri di Selvazzano li hanno tenuti d’occhio scoprendo che si rifugiavano nei locali dell’ex seminario di Tencarola. Per poter perquisire il complesso da anni abbandonato, però, visto che esiste il divieto da parte dell’Ente Seminario di accesso anche alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, i carabinieri hanno chiesto e ottenuto dal magistrato di turno, Roberto D’Angelo, il decreto di perquisizione.

Il covo. Sabato pomeriggio l’albanese e il marocchino sono stati scovati nella loro “stanza” al quinto piano di un’ala dello stabile. Nel covo sono stati rinvenuti numerosi oggetti tra cui navigatori satellitari, occhiali da sole, portafogli e telefonini. Il tutto contenuto in vari borsoni dove i due stranieri tenevano anche i loro effetti personali.

Dai riscontri effettuati dagli uomini dell’Arma e dal riconoscimento di parte di quella refurtiva direttamente da parte delle persone derubate che avevano lasciato le loro autovetture in sosta in via Brusegana a Padova e lungo alcune strade di Tencarola, anche nella notte tra venerdì e sabato quando i due erano stati scarcerati da poche ore, è emerso che si trattava di materiale di provenienza illecita.

Gli arresti. Gezim Elezi e Mohamed Radi sono stati sottoposti a fermo anche in considerazione del fatto che, il giorno successivo avevano intenzione di espatriare e sottrarsi ad eventuali provvedimenti emessi a loro carico dalla giustizia.

Gli altri seminaristi. Mentre la perquisizione era in atto all’interno dell’ex seminario, i carabinieri hanno rintracciato anche Gentian Krasniqi, un kosovaro di 18 anni che era assieme ad una ragazza di 16 anni di Padova. I due si erano ricavati un alloggio di fortuna all’interno di un’altra stanza del complesso.

Ai polsi di Krasniqi sono scattate le manette in quanto era destinatario di un ordine di carcerazione emesso il 7 febbraio dal Tribunale dei Minorenni di Venezia. Deve scontare otto mesi e tre giorni di reclusione per reati di spaccio commessi a Padova nel 2016. La ragazza che si era allontanata dalla propria abitazione il 7 febbraio e la madre aveva denunciato la scomparsa, è stata riaffidata alla propria famiglia.

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