Roma, esclusa dalla Finanza perché da adolescente ha fumato erba: il Tar la riammette.

E’ stata esclusa dal concorso per entrare nella Guardia di finanza perché, da adolescente, era stata sorpresa mentre fumava una canna in spiaggia.

L’aspirante maresciallo, una giovane romana con il sogno d’indossare la divisa delle Fiamme gialle, si è rivolta al Tar. E i giudici le hanno dato ragione annullando il provvedimento, visto che la condotta contestata è stata «attuata in un’età adolescenziale connotata da una fisiologica immaturità».

Il comando non avrebbe nemmeno tenuto conto del curriculum della ragazza, laureata con ottimi voti, lavoratrice e descritta da più persone con termini lusinghieri.

L’esclusione dell’aspirante maresciallo risale al 4 novembre 2016. Aveva appena partecipato al concorso per l’ammissione in accademia di 605 allievi.

In un verbale datato 7 ottobre 2016, la sottocommissione per la verifica dei curriculum dei candidati aveva rilevato il «difetto dei requisiti di moralità e condotta stabiliti per l’ammissione ai concorsi della magistratura ordinaria».

La giovane si era collocata in posizione utile, al numero 466 della graduatoria finale. Era stata ritenuta idonea sia nelle prove scritte che all’orale. E’ stata esclusa perché risulta una segnalazione nei suoi confronti in Prefettura.

Un episodio che risale al 2010, quando l’aspirante finanziera era ancora adolescente. Era stata «colta sulla spiaggia con una canna in mano ed era intenta a fumarla».

A suo carico, anche un’annotazione di polizia giudiziaria secondo la quale la giovane, nel 2009, sarebbe stata «sorpresa nel tentativo di asportare capi di abbigliamento all’interno di un negozio».

A dire della ricorrente, l’Amministrazione non avrebbe tenuto «in debito conto la tenuità e la risalenza nel tempo degli eventi considerati, avvenuti in età adolescenziale».

Per quanto riguarda il tentato furto, «la merce non sarebbe stata asportata, né occultata, ma pagata, senza alcuna denuncia, con archiviazione».

Per quanto riguarda il consumo di stupefacenti «si trattava di un fatto episodico e isolato, lontano da qualsivoglia connotazione delinquenziale, scongiurando tutte le più gravi ipotesi connesse all’uso di tali sostanze».

L’aspirante maresciallo vanta anche un curriculum di tutto rispetto: un percorso di studi brillante alla facoltà di giurisprudenza, un lavoro a tempo determinato.

Per i giudici, la condotta incriminata è stata «attuata in un’età adolescenziale connotata da una fisiologica immaturità».

Il comando non avrebbe nemmeno considerato la valutazione «proveniente da un ufficio periferico dello stesso Corpo, che parla dell’indole e della personalità della ricorrente definita quale soggetto buono, che gode di buona estimazione pubblica e risulta di buona condotta morale e civile; ha vissuto in seno alla famiglia ed è da considerarsi seria, educata e corretta.

Non risulta abbia avuto frequentazioni malavitose e/o con soggetti criminali locali e non ha ricoperto cariche pubbliche».

Per i magistrati, quindi, «il ricorso va accolto con conseguente annullamento degli atti di esclusione impugnati».

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