Violenza sulle donne, l’Onu bacchetta l’Italia: le leggi ci sono ma le tutele no.

Le leggi sulla violenza contro le donne sono in linea con gli standard europei ma le tutele effettive no.

È questa in sintesi la bacchettata data all’Italia dall’Onu, nelle osservazioni finali formulate nel quarto rapporto periodico (E/C.12/ITA/CO/5) pubblicato nei giorni scorsi (all. in lingua inglese).

Sono forti le preoccupazioni manifestate dalle Nazioni Unite sulla dilagante violenza di genere, la quale non è dovuta ad una carenza di disciplina,che rispetta le linee guida internazionali nel rispetto delle norme Cedu e che risulta anche rafforzata dalla recente legge sul “femminicidio” (d.l. n. 93/2013 convertito in l. n. 119/2013).

La vera carenza riguarda, piuttosto, secondo l’Onu, l’effettiva applicazione delle misure a tutela delle donne.

Le vittime di violenza, sia fisica che sessuale, perpetrata soprattutto dai partner o dagli ex partner infatti, stando alla recente indagine effettuata dall’Istat e dal Ministero, ammontano a quasi 7 milioni e pur se negli ultimi 5 anni il dato è sceso dal 13,3% all’11,3% il numero rimane preoccupante. Tanto da spingere l’Onu a lanciare un monito al nostro Paese al fine di assicurare effettiva protezione alle vittime.

Ma non solo, dal comitato arriva anche un ammonimento per l’assenza, nell’ordinamento interno, del riconoscimento dei diritti alle coppie dello stesso sesso.

L’Italia, a detta dell’Onu, è in grave ritardo nel rimuovere ogni forma di discriminazione e il disegno di legge sulle unioni civili da mesi in discussione in Parlamento stenta ad arrivare ad una definizione.

Analoga la situazione sul fronte migranti e richiedenti asilo, nei confronti dei quali il bel Paese è accusato di carenza di strutture di accoglienza.

E la posizione italiana non migliora sotto il profilo della corruzione, che è vista come dilagante in ogni settore e per la quale viene chiesta “tolleranza zero”.

Pur prendendo atto di qualche nota positiva (come la ratifica del protocollo al patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 2008, con legge n. 152/2014), e dell’entrata in vigore del Jobs Act, altro grave allarme rimane l’altissima disoccupazione giovanile e l’evidente gap tra nord e sud che, “masterplan” annunciato a parte, risulta addirittura aggravato dai tagli alla spesa e ai servizi essenziali alle regioni.

Il prossimo appuntamento è fissato per il 2020 e, speriamo, che l’Italia fino ad allora arrivi più preparata.

rapporto ONU sull’Italia