Ammetto che quando mi è stata inviata, per un modesto parere, la circolare del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Taranto sull’autonomia investigativa della Polizia Giudiziaria rispetto alla magistratura, pensavo fosse un fake, uno di quelli articolati ad arte.
Mi chiedevo: esiste veramente sto colonnello dal nome impronunciabile, Steffensen, o è un personaggio di fantasia, un protagonista di un romanzo poliziesco alla Rocco Schiavone…
Poi ho appurato che era vera e che quell’ufficiale aveva avuto il coraggio, o l’ingenua e sprovveduta mancanza di cautela, di mettere nero su bianco alcune sacrosante verità che affliggono gli operatori di polizia.
Ciò che ha spinto il Colonnello Steffensen a sguainare la penna è stato l’ennesimo episodio di aggressione violenta ai danni di alcuni Carabinieri, finiti al pronto soccorso a seguito delle percosse subite dall’ennesimo delinquente. Ebbene, dopo aver appurato che il magistrato di turno, contattato telefonicamente dal Sottufficiale responsabile delle indagini, malgrado le insistenze finalizzate ad arrestare in flagranza il criminale, aveva espresso l’ennesimo diniego, Il Colonnello è sbottato!
“Tutto ciò è inammissibile!”, scrive il Comandante Provinciale in una lettera inviata a tutti i suoi dipendenti, “chi provoca lesioni ad un Carabiniere deve, e ripeto deve, essere arrestato. Non possiamo tollerare che chi offende la nostra divisa, con la quale, ricordo a tutti, tanti colleghi hanno sacrificato la loro vita, possa impunemente girare a piede libero! La Polizia Giudiziaria è assolutamente autonoma nell’eseguire un arresto facoltativo. Chi aggredisce un Carabiniere nell’espletamento dei suoi doveri, va arrestato e basta, anche contro l’eventuale perplessità del magistrato di turno. Invito, una volta per tutte, ad eliminare nei dipendenti questa sorta di sudditanza- quasi terrore – nei confronti della Magistratura”.
Musica per le mie orecchie! Una melodia aliena che ti scalda il cuore, ti riaccende la speranza e ti fa credere di non essere l’ultimo dei mohicani a pensarla nella stessa maniera.
Come non essere d’accordo con questo Ufficiale che infila, con folle determinazione, il dito nella piaga putrescente che sta paralizzando sempre più le forze di polizia, ormai divenute bersaglio di impuniti assalti e vessazioni? Come si può poi sperare che gli operatori delle forze dell’ordine possano tutelare i cittadini, se loro sono i primi a non essere tutelati?
Poi, acquietato lo “spirto guerrier ch’entro mi rugge”, ho fatto alcune considerazioni.
Mettiamo un attimo da parte quegli ignoranti in divisa che, non conoscendo o non sapendo motivare i presupposti normativi che consentono un arresto facoltativo in flagranza, divengono ignavi sudditi del magistrato, al quale ogni volta telefonano disperati chiedendo: “dottore, dottore cosa facciamo?”. Costoro, pur campando serenamente, ricoprono indegnamente il loro ruolo.
Prendiamo invece in considerazione la maggior parte degli operatori di Polizia Giudiziaria i quali, da seri professionisti, non hanno certo bisogno che il Comandante Provinciale ricordi loro cosa sia l’autonomia investigativa. Ebbene, purtroppo, anche molti di loro, per mera sopravvivenza, prima di procedere all’arresto, si autoinfliggono la pena di chiedere lumi alla divinità togata.
Ha perfettamente ragione Steffensen: ormai la polizia giudiziaria subisce la sudditanza della magistratura, alla quale si rapporta con terrore. Ma si è chiesto il perché?
Lo sa che i primi pecoroni genuflessi sono proprio gli ufficiali, i quali, per evitare qualsivoglia incidente di percorso sulla via della loro fulgida carriera, stanno prudentemente lontani anni luce dai tribunali?
Lo sa che i suoi dipendenti sono soli e sconsolati e che, nel momento in cui subiranno ritorsioni per non aver aderito alle illogiche direttive dei magistrati, saranno abbandonati a loro stessi, anzi evitati come la peste?
Certo, possono e dovrebbero opporsi dinanzi al pubblico ministero di turno che, per svogliatezza o per fulgore ideologico, pur in presenza dei presupposti di legge, li induce a non procedere all’arresto. Ma poi?
Quando quello stesso P.M., per ripicca, non chiederà la convalida dell’arresto, forte del fatto che i magistrati non pagano mai per gli errori commessi, chi li proteggerà? La circolare?
Il Colonnello rimarrà nei suoi uffici a scrivere lettere, loro invece dovranno continuare a collaborare quotidianamente con quei magistrati.
In conclusione, pur sottoscrivendo con il sangue ogni parola di quella circolare, spero che non si tratti del classico “armiamoci e partite”. Non vorrei che sia uno sfolgorante atto di coraggio, condotto però con gli orifizi altrui.
Auspico, infine, che tale circolare non rimanga una disperata voce nel deserto, non venga subdolamente censurata dal comando generale e che il Colonnello Steffensen non sia indotto a più miti consigli dai gallonati burocrati di palazzo.
Spero, invece, che sia la prima pietra miliare di una rinascita quanto mai necessaria sia per ridare dignità agli operatori di polizia, sia, e soprattutto, per offrire maggiore sicurezza ai cittadini.
Articolo scritto dall’ex Colonnello dei Carabinieri Salvino Paternò.