Un sospettato può essere sottoposto nuovamente ad indagini. A determinate condizioni.

(Corte di Giustizia UE, sentenza 29 giugno 2016, causa C-486/14)

«Rinvio pregiudiziale – Convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen – Articoli 54 e 55, paragrafo 1, lettera a) – Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – Articolo 50 – Principio del ne bis in idem – Ammissibilità dell’azione penale nei confronti di un accusato in uno Stato membro dopo la chiusura del procedimento penale avviato a suo carico in un altro Stato membro da parte della procura senza un’istruzione approfondita – Assenza di esame della causa nel merito»

Sentenza

1 La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sull’interpretazione degli articoli 54 e 55 della Convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985 tra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni, firmata a Schengen (Lussemburgo) il 19 giugno 1990 ed entrata in vigore il 26 marzo 1995 (GU 2000, L 239, pag. 19; in prosieguo: la «CAAS»), nonché dell’articolo 50 e dell’articolo 52, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (in prosieguo: la «Carta»).

2 Tale domanda è stata presentata nell’ambito di un procedimento penale avviato in Germania a carico del sig. Piotr Kossowski (in prosieguo: l’«accusato»), con la contestazione di aver commesso, il 2 ottobre 2005, atti che integrano il reato di estorsione aggravata a fini di rapina sul territorio del suddetto Stato membro.

Contesto normativo

Diritto dell’Unione

La Carta

3 L’articolo 50 della Carta, intitolato «Diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato», è redatto nei seguenti termini:
«Nessuno può essere perseguito o condannato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato nell’Unione a seguito di una sentenza penale definitiva conformemente alla legge».

La CAAS

4 La CAAS è stata conclusa al fine di garantire l’applicazione dell’Accordo tra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni, firmato a Schengen il 14 giugno 1985 (GU 2000, L 239, pag. 13).

5 Gli articoli 54 e 55 della CAAS figurano al titolo III, capitolo 3, della medesima, il quale è intitolato «Applicazione del principio ne bis in idem». L’articolo 54 della CAAS recita:
«Una persona che sia stata giudicata con sentenza definitiva in una Parte contraente non può essere sottoposta ad un procedimento penale per i medesimi fatti in un’altra Parte contraente a condizione che, in caso di condanna, la pena sia stata eseguita o sia effettivamente in corso di esecuzione attualmente o, secondo la legge dello Stato contraente di condanna, non possa più essere eseguita».

6 L’articolo 55 della CAAS così dispone:

«1. Una Parte contraente può, al momento della ratifica, dell’accettazione o dell’approvazione della presente convenzione dichiarare di non essere vincolata dall’articolo 54 in uno o più dei seguenti casi:

a) quando i fatti oggetto della sentenza straniera sono avvenuti in tutto o in parte sul suo territorio; in quest’ultimo caso questa eccezione non si applica se i fatti sono avvenuti in parte sul territorio della Parte contraente nel quale la sentenza è stata pronunciata;
(…)

4. Le eccezioni che sono state oggetto di una dichiarazione ai sensi del paragrafo 1 non si applicano quando la Parte contraente di cui si tratta ha, per gli stessi fatti, richiesto l’instaurazione del procedimento penale all’altra Parte contraente o concesso estradizione della persona in questione».

7 In sede di ratifica della CAAS, la Repubblica federale di Germania ha formulato la seguente riserva relativa all’articolo 54 della CAAS, conformemente all’articolo 55, paragrafo 1, di quest’ultima (BGBl. 1994 II, pag. 631):
«La Repubblica federale di Germania non è vincolata dall’articolo 54 della [CAAS]

a) quando i fatti oggetto della sentenza straniera sono avvenuti in tutto o in parte sul suo territorio (…)».

Il protocollo che integra l’acquis di Schengen nell’ambito dell’Unione

8 La CAAS è stata inclusa nel diritto dell’Unione dal protocollo (n. 2) sull’integrazione dell’acquis di Schengen nell’ambito dell’Unione europea, allegato al Trattato UE, nella sua versione precedente il Trattato di Lisbona, e al Trattato CE dal Trattato di Amsterdam (GU 1997, C 340, pag. 93), al titolo di «acquis di Schengen», come definito nell’allegato a tale protocollo. Quest’ultimo ha autorizzato tredici Stati membri ad instaurare tra loro una cooperazione rafforzata nell’ambito di applicazione dell’acquis di Schengen.

Il protocollo (n. 19) sull’acquis di Schengen integrato nell’ambito dell’Unione europea

9 Il protocollo (n. 19) sull’acquis di Schengen integrato nell’ambito dell’Unione europea (JO 2010, C 83, pag. 290), allegato al Trattato di Lisbona, ha autorizzato 25 Stati membri, nell’ambito istituzionale e giuridico dell’Unione, ad attuare tra loro una cooperazione rafforzata nei settori riguardanti l’acquis di Schengen. In tal senso, in forza dell’articolo 2 di tale protocollo:

«L’acquis di Schengen si applica agli Stati membri di cui all’articolo 1, fatte salve le disposizioni dell’articolo 3 dell’atto di adesione del 16 aprile 2003 e dell’articolo 4 dell’atto di adesione del 25 aprile 2005. Il Consiglio si sostituisce al comitato esecutivo istituito dagli accordi di Schengen».

Il diritto polacco

10 L’articolo 327 del Kodeks postępowania karnego (codice di procedura penale) recita, al suo paragrafo 2:
«Un procedimento di istruzione definitivamente chiuso può essere riavviato, con ordinanza della procura (…), nei confronti di una persona che è stata oggetto di una procedura di istruzione in qualità di sospettato qualora emergano elementi di fatto o di prova essenziali, che non erano noti durante il procedimento precedente. (…)».

11 L’articolo 328 di tale codice dispone quanto segue:

«1. La procura generale può annullare un provvedimento definitivo di chiusura del procedimento di istruzione nei confronti di una persona che è stata oggetto di un procedimento di istruzione in qualità di sospettato qualora accerti che la chiusura del procedimento di istruzione era infondata (…)

2. Decorsi sei mesi dal momento in cui la chiusura del procedimento di istruzione è diventata definitiva, la procura generale può annullare o riformare la decisione o la sua motivazione solo a favore del sospettato».

Procedimento principale e questioni pregiudiziali

12 Risulta dalla decisione di rinvio che la Staatsanwaltschaft Hamburg (procura di Amburgo, Germania) contesta all’accusato di aver commesso, ad Amburgo (Germania), il 2 ottobre 2005, taluni atti qualificati dal diritto penale tedesco come costitutivi del reato di estorsione aggravata a fini di rapina. In tale occasione, l’accusato è fuggito al volante del veicolo della vittima nel procedimento principale. Nei confronti dell’accusato è stato avviato ad Amburgo un procedimento di istruzione.

13 Il 20 ottobre 2005, in occasione di un controllo stradale a Kołobrzeg (Polonia), le autorità polacche hanno sottoposto a sequestro il veicolo condotto dall’accusato e hanno arrestato quest’ultimo in esecuzione di un diverso provvedimento detentivo emesso nei suoi confronti in Polonia in relazione a un’altra vicenda. Dopo aver svolto ricerche sul veicolo condotto dall’accusato, la Prokuratura rejonowa w Kołobrzegu (procura distrettuale di Kołobrzeg, Polonia) ha avviato nei suoi confronti un procedimento di istruzione relativo all’accusa di estorsione aggravata a fini di rapina, in forza dell’articolo 282 del codice penale polacco, per i fatti da lui commessi ad Amburgo il 2 ottobre 2005.

14 Nell’ambito dell’assistenza giudiziaria reciproca, la Prokuratura okręgowa w Koszalinie (procura regionale di Koszalin, Polonia) ha rivolto alla procura di Amburgo una domanda di trasmissione di copie del fascicolo di istruzione. Tali copie sono state trasmesse nel mese di agosto 2006.

15 Nel mese di dicembre 2006, la procura distrettuale di Kołobrzeg ha inviato alla procura di Amburgo la sua decisione del 22 dicembre 2006 che poneva fine, in assenza di accuse sufficienti, al procedimento penale a carico dell’accusato.

16 È pacifico che tale decisione era motivata dal fatto che l’accusato si era rifiutato di deporre e che la vittima di cui trattasi nel procedimento principale e un teste de relato risiedevano in Germania, di modo che non era stato possibile sentirli durante il procedimento di istruzione e non era stato pertanto possibile verificare le indicazioni, parzialmente imprecise e contraddittorie, della suddetta vittima.

17 Il giudice del rinvio aggiunge che, ai sensi della nota relativa ai mezzi di ricorso allegata a tale decisione che conclude l’azione penale, le parti interessate avevano il diritto di impugnare la decisione entro un termine di sette giorni a decorrere dalla sua notifica. Non sembra che la vittima di cui trattasi nel procedimento principale abbia proposto una siffatta impugnazione.

18 Dopo aver ottenuto dall’Amtsgericht Hamburg (Tribunale distrettuale di Amburgo, Germania), il 9 gennaio 2006, un mandato d’arresto nazionale nei confronti dell’accusato, la procura di Amburgo ha emesso, il 24 luglio 2009, un mandato di arresto europeo nei confronti dell’accusato. La consegna dell’accusato alla Repubblica federale di Germania è stata chiesta alla Repubblica di Polonia con lettera del 4 settembre 2009. Con decisione del sąd okręgowy w Koszalinie (Tribunale regionale di Koszalin, Polonia) del 17 settembre 2009, l’esecuzione del mandato di arresto europeo è stata negata alla luce della decisione che ha posto fine al procedimento penale, emessa dalla procura distrettuale di Kołobrzeg e qualificata da tale giudice come definitiva ai sensi del codice di procedura penale.

19 Il 7 febbraio 2014, l’accusato, ancora ricercato in Germania, è stato arrestato a Berlino (Germania). La procura di Amburgo ha formulato nei suoi confronti un’imputazione il 17 marzo 2014. Il Landgericht Hamburg (Tribunale regionale di Amburgo, Germania) ha negato il rinvio a giudizio, fondando la propria decisione sull’estinzione della procedibilità, ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, dovuta alla decisione della procura distrettuale di Kołobrzeg che ha posto fine al procedimento penale. Di conseguenza, con decisione del 4 aprile 2014, esso ha revocato il mandato di arresto contro l’accusato, di modo che quest’ultimo, che si trovava in stato di custodia cautelare, è stato liberato.

20 Investito di un appello proposto dalla procura di Amburgo, il giudice del rinvio ritiene che, in base al diritto tedesco, qui applicabile, sussistano a carico dell’accusato indizi sufficienti della commissione del reato, con la conseguenza che dovrebbe essere dato avvio al procedimento principale dinanzi al Landgericht Hamburg (Tribunale regionale di Amburgo) e dovrebbe essere accolta la domanda di fissazione dell’udienza preliminare salvo che non vi osti il principio del ne bis in idem ai sensi dell’articolo 54 della CAAS o dell’articolo 50 della Carta.

21 A tal riguardo, il giudice del rinvio si chiede se sia ancora valida la riserva formulata dalla Repubblica federale di Germania ai sensi dell’articolo 55, paragrafo 1, lettera a), della CAAS. Se così fosse, il principio del ne bis in idem non potrebbe essere applicato al caso di specie, atteso che i fatti contestati all’accusato sono avvenuti sul territorio tedesco e che i servizi repressivi tedeschi non hanno richiesto l’instaurazione del procedimento penale alle autorità polacche ai sensi dell’articolo 55, paragrafo 4, della CAAS.

22 Qualora la suddetta riserva non sia valida, il giudice del rinvio si chiede, atteso che i fatti perseguiti in Germania e in Polonia sono gli stessi, se, tenuto conto della decisione della procura distrettuale di Kołobrzeg , si possa considerare che l’accusato è stato «giudicato con sentenza definitiva», ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, ovvero «assolto (…) a seguito di una sentenza penale definitiva», ai sensi dell’articolo 50 della Carta.

Esso ritiene che il procedimento principale sia diverso da quello all’origine della sentenza del 5 giugno 2014, M (C‑398/12, EU:C:2014:1057), a causa dell’assenza di un’istruzione approfondita che ha preceduto la decisione del 22 dicembre 2006 che poneva fine al procedimento penale. Tale giudice, inoltre, nutre dubbi sul problema se il carattere definitivo di una siffatta decisione sia soggetto all’esecuzione di taluni obblighi che sanzionano il comportamento illecito.

23 In tale contesto, l’Hanseatisches Oberlandesgericht Hamburg (Tribunale regionale superiore di Amburgo) ha deciso di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

«1) Se le riserve formulate dalle parti contraenti all’atto della ratifica della CAAS ai sensi dell’articolo 55, paragrafo 1, lettera a), della CAAS – in particolare la riserva [relativa all’articolo 54 della CAAS] – continuino a valere dopo il trasferimento dell’acquis di Schengen nel contesto normativo dell’Unione con il [protocollo (n.

2) che integra l’acquis di Schengen nell’ambito dell’Unione europea], mantenuto dal [protocollo (n. 19) sull’acquis di Schengen integrato nell’ambito dell’Unione europea]; se tali eccezioni costituiscano limitazioni proporzionate all’articolo 50 della Carta ai sensi dell’articolo 52, paragrafo 1, di quest’ultima.

3) In caso di risposta negativa: [s]e il principio del ne bis in idem sancito all’articolo 54 della CAAS e all’articolo 50 della Carta debba essere interpretato nel senso che osta all’esercizio dell’azione penale nei confronti di un accusato in uno Stato membro – nel caso di specie in Germania – quando il procedimento penale avviato a suo carico in un altro Stato membro – nel caso di specie in Polonia – è stato archiviato dalla procura per motivi oggettivi in virtù della carenza di elementi di prova sufficienti – senza l’adempimento di condizioni sanzionatorie e senza indagini dettagliate – e può essere riaperto soltanto ove emergano circostanze essenziali, prima sconosciute, senza che tali nuove circostanze sussistano tuttavia nello specifico».

Sulla competenza della Corte

24 Si evince dalla decisione di rinvio che la domanda di pronuncia pregiudiziale è fondata sull’articolo 267 TFUE, mentre le questioni sollevate riguardano la CAAS, convenzione che rientra nell’ambito del titolo VI del Trattato UE, nella sua versione applicabile prima dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

25 È pacifico, a tal riguardo, che il regime previsto all’articolo 267 TFUE è applicabile alla competenza pregiudiziale della Corte ai sensi dell’articolo 35 UE, a sua volta applicabile fino al 1° dicembre 2014, fatte salve le condizioni previste da quest’ultima disposizione (sentenza del 27 maggio 2014, Spasic, C‑129/14 PPU, EU:C:2014:586, punto 43).

26 La Repubblica federale di Germania ha effettuato una dichiarazione ai sensi dell’articolo 35, paragrafo 2, UE, con la quale essa ha accettato la competenza della Corte a pronunciarsi secondo le modalità di cui al paragrafo 3, lettera b), di tale articolo, come si evince dall’informazione relativa alla data di entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, pubblicata nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 1º maggio 1999 (GU 1999, L 114, pag. 56).

27 Pertanto, il fatto che la decisione di rinvio non menzioni l’articolo 35 UE, bensì faccia riferimento all’articolo 267 TFUE non può, di per sé, comportare l’incompetenza della Corte a rispondere alle questioni proposte dallo Hanseatisches Oberlandesgericht Hamburg (Tribunale regionale superiore di Amburgo) (v., in tal senso, sentenza del 27 maggio 2014, Spasic, C‑129/14 PPU, EU:C:2014:586, punto 45).

28 Risulta da quanto precede che la Corte è competente a rispondere alle questioni proposte.

Sulle questioni pregiudiziali

29 Con le sue questioni, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, in primo luogo, se sia ancora valida la dichiarazione formulata dalla Repubblica federale di Germania ai sensi dell’articolo 55, paragrafo 1, lettera a), della CAAS e, in secondo luogo, in caso di risposta negativa alla prima questione, se l’accusato sia stato giudicato con sentenza definitiva, ai sensi dell’articolo 54 della CAAS e dell’articolo 50 della Carta, in circostanze come quelle di cui trattasi nel procedimento principale.

30 Poiché il problema dell’eventuale applicabilità dell’eccezione alla regola del ne bis in idem riportata all’articolo 55, paragrafo 1, lettera a), della CAAS si pone solo qualora, in circostanze come quelle di cui trattasi nel procedimento principale, una persona sia stata «giudicata con sentenza definitiva», ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, nel qual caso la suddetta regola dovrebbe quindi trovare applicazione, occorre rispondere anzitutto alla seconda questione.

Sulla seconda questione

31 Occorre subito ricordare che la Corte ha già rilevato, al punto 35 della sentenza del 5 giugno 2014, M (C‑398/12, EU:C:2014:1057), che poiché il diritto a non essere perseguiti o condannati due volte per il medesimo reato è sancito tanto dall’articolo 54 della CAAS quanto dall’articolo 50 della Carta, è alla luce di quest’ultimo che deve essere interpretato l’articolo 54 della CAAS.

32 Occorre pertanto considerare che, con la sua seconda questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se il principio del ne bis in idem sancito dall’articolo 54 della CAAS, letto alla luce dell’articolo 50 della Carta, debba essere interpretato nel senso che una decisione del pubblico ministero che pone fine all’azione penale e conclude definitivamente, salvo riapertura o annullamento, il procedimento di istruzione condotto nei confronti di una persona, senza che siano state irrogate sanzioni, può essere considerata una decisione definitiva, ai sensi di tali articoli, qualora il suddetto procedimento sia stato chiuso senza che sia stata condotta un’istruzione approfondita.

33 Come risulta dalla lettera dell’articolo 54 della CAAS, nessuno può essere sottoposto a procedimento penale in uno Stato contraente per i medesimi fatti per i quali è stato già «giudicat[o] con sentenza definitiva» in un altro Stato contraente.

34 Affinché una persona possa essere considerata «giudicata con sentenza definitiva» per i fatti che le sono addebitati, ai sensi di tale articolo, occorre, in primo luogo, che l’azione penale sia definitivamente estinta (v., in tal senso, sentenza del 5 giugno 2014, M, C‑398/12, EU:C:2014:1057, punto 31 e giurisprudenza ivi citata).

35 L’esame di tale prima condizione deve essere svolto sulla base del diritto dello Stato contraente che ha pronunciato la decisione penale di cui trattasi. Infatti, una decisione che, secondo il diritto dello Stato contraente che ha avviato un procedimento penale a carico di una persona, non estingue definitivamente l’azione penale a livello nazionale, non può, in linea di principio, produrre l’effetto di costituire un ostacolo procedurale all’avvio o al proseguimento di un procedimento penale, per gli stessi fatti, a carico di tale persona in un altro Stato contraente (v., in tal senso, sentenze del 22 dicembre 2008, Turanský, C‑491/07, EU:C:2008:768, punto 36, nonché del 5 giugno 2014, M, C‑398/12, EU:C:2014:1057, punti 32 et 36).

36 Nel procedimento principale, risulta dalla decisione di rinvio che, nel diritto polacco, la decisione della procura distrettuale di Kołobrzeg che pone fine al procedimento penale estingue definitivamente l’azione penale in Polonia.

37 Risulta inoltre dal fascicolo sottoposto alla Corte che né la possibilità, prevista all’articolo 327, paragrafo 2, del codice di procedura penale, di riapertura dell’istruzione giudiziaria qualora emergano elementi di fatto o di prova essenziali che non erano noti durante il procedimento precedente, né la possibilità, per la procura generale, di annullare, sulla base dell’articolo 328 di tale codice, una decisione definitiva di chiusura del procedimento, qualora essa constati che la chiusura del procedimento d’istruzione non era fondata, rimettono in discussione, nel diritto polacco, il carattere definitivo dell’estinzione dell’azione penale.

38 Quanto alle circostanze secondo le quali, da un lato, la decisione di cui trattasi nel procedimento principale è stata adottata dalla procura distrettuale di Kołobrzeg in qualità di pubblico ministero e, dall’altro, non è stata irrogata una sanzione, esse non sono determinanti per valutare se tale decisione ponga definitivamente fine all’azione penale.

39 Infatti, l’articolo 54 della CAAS è altresì applicabile a decisioni emesse da un’autorità incaricata di amministrare la giustizia penale nell’ordinamento giuridico nazionale interessato, come la procura distrettuale di Kołobrzeg , che chiudono definitivamente il procedimento penale in uno Stato membro, benché tali decisioni siano adottate senza l’intervento di un giudice e non assumano la forma di una sentenza (v., in tal senso, sentenza dell’11 febbraio 2003, Gözütok e Brügge, C‑187/01 e C‑385/01, EU:C:2003:87, punti 28 et 38).

40 Per quanto riguarda l’assenza di una sanzione, occorre osservare che l’articolo 54 della CAAS non prevede la condizione che la sanzione sia stata subita o sia attualmente in via di esecuzione, ovvero che possa essere eseguita secondo le leggi dello Stato contraente di origine solo in caso di condanna.

41 La menzione di una sanzione non può, pertanto, essere interpretata nel senso che assoggetta l’applicabilità dell’articolo 54 della CAAS, al di fuori dell’ipotesi di una condanna, ad una condizione aggiuntiva.

42 Per determinare se una decisione come quella di cui trattasi nel procedimento principale costituisca una decisione che giudica definitivamente una persona, ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, occorre, in secondo luogo, accertarsi che tale decisione sia stata pronunciata a seguito di un esame condotto nel merito della causa (v., in tal senso, sentenze del 10 marzo 2005, Miraglia, C‑469/03, EU:C:2005:156, punto 30, e del 5 giugno 2014, M, C‑398/12, EU:C:2014:1057, punto 28).

43 A tal fine, occorre tener conto dell’obiettivo perseguito dalla normativa in cui rientra l’articolo 54 della CAAS, nonché del suo contesto (v., in tal senso, sentenza del 16 ottobre 2014, Welmory, C‑605/12, EU:C:2014:2298, punto 41 e giurisprudenza ivi citata).

44 A tal riguardo, risulta dalla giurisprudenza della Corte che il principio del ne bis in idem sancito da tale articolo mira non solo ad evitare, nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, che una persona giudicata con sentenza definitiva venga perseguita, per il fatto di esercitare il suo diritto di libera circolazione, per gli stessi fatti sul territorio di diversi Stati contraenti, al fine di garantire la certezza del diritto attraverso il rispetto delle delle decisioni degli organi pubblici divenute definitive, in assenza di armonizzazione o di ravvicinamento delle legislazioni penali degli Stati membri (v., in tal senso, sentenze del 28 settembre 2006, Gasparini e a., C‑467/04, EU:C:2006:610, punto 27; del 22 dicembre 2008, Turanský, C‑491/07, EU:C:2008:768, punto 41, nonché del 27 maggio 2014, Spasic, C‑129/14 PPU, EU:C:2014:586, punto 77).

45 Tuttavia, d’altro lato, anche se l’articolo 54 della CAAS mira a garantire che una persona che è stata condannata e ha scontato la sua pena o, se del caso, che è stata definitivamente assolta in uno Stato contraente possa circolare all’interno dello spazio Schengen senza dover temere di essere perseguita per gli stessi fatti in un altro Stato contraente, esso non persegue la finalità di proteggere un sospettato dall’eventualità di doversi sottoporre ad ulteriori accertamenti, per gli stessi fatti, in più Stati contraenti (sentenza del 22 dicembre 2008, Turanský, C‑491/07, EU:C:2008:768, punto 44).

46 Infatti, occorre a tal riguardo interpretare l’articolo 54 della CAAS alla luce dell’articolo 3, paragrafo 2, TUE, secondo il quale l’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, nonché la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima.

47 Pertanto, l’interpretazione del carattere definitivo, ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, di una decisione in materia penale di uno Stato membro deve essere condotta alla luce non solo della necessità di garantire la libera circolazione delle persone, bensì anche della necessità di promuovere la prevenzione della criminalità e di lottare contro quest’ultima all’interno dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

48 Considerato quanto precede, una decisione che pone fine al procedimento penale come quella di cui trattasi nella controversia principale, adottata in una situazione in cui il pubblico ministero non abbia proseguito l’azione penale per il solo motivo che l’accusato si era rifiutato di deporre e che la vittima e un testimone de relato risiedevano in Germania, di modo che non era stato possibile sentirli durante il procedimento d’istruzione e non era stato possibile verificare le indicazioni della vittima, senza che sia stata condotta un’istruzione più approfondita al fine di raccogliere ed esaminare elementi di prova, non costituisce una decisione che è stata preceduta da un esame svolto nel merito.

49 Infatti, l’applicazione dell’articolo 54 della CAAS ad una siffatta decisione avrebbe l’effetto di rendere più difficile, o di ostacolare, ogni concreta possibilità di sanzionare negli Stati membri interessati il comportamento illecito addebitato all’accusato. Da un lato, la detta decisione di chiudere la causa sarà stata adottata dalle autorità giudiziarie di uno Stato membro senza alcuna valutazione del comportamento illecito addebitato all’accusato. Dall’altro, l’apertura di un procedimento penale in un altro Stato membro per gli stessi fatti risulterebbe compromessa. Tale conseguenza contrasterebbe palesemente con la finalità stessa dell’articolo 3, paragrafo 2, TUE (v., in tal senso, sentenza del 10 marzo 2005, Miraglia, C‑469/03, EU:C:2005:156, punti 33 et 34).

50 Infine, come la Corte ha già rilevato, l’articolo 54 della CAAS implica necessariamente che esista una fiducia reciproca degli Stati contraenti nei confronti dei loro rispettivi sistemi di giustizia penale e che ciascuno di essi accetti l’applicazione del diritto penale vigente negli altri Stati contraenti, anche quando il ricorso al proprio diritto nazionale condurrebbe a soluzioni diverse (sentenza dell’11 dicembre 2008, Bourquain, C‑297/07, EU:C:2008:708, punto 37 e giurisprudenza ivi citata).

51 Tale fiducia reciproca esige che le autorità competenti interessate del secondo Stato contraente accettino una decisione definitiva che è stata pronunciata sul territorio del primo Stato contraente, nei termini in cui essa è stata comunicata a tali autorità.

52 Tuttavia, la suddetta fiducia reciproca può affermarsi solo qualora il secondo Stato contraente sia in grado di accertarsi, sulla base dei documenti trasmessi dal primo Stato contraente, che la decisione di cui trattasi adottata dalle autorità competenti di tale primo Stato costituisce effettivamente una decisione definitiva che contiene un esame della causa nel merito.

53 Pertanto, come ha rilevato l’avvocato generale ai paragrafi da 74 e 78 e 84 delle sue conclusioni, non si può considerare che una decisione del pubblico ministero che pone fine all’azione penale e conclude il procedimento d’istruzione, come quella di cui trattasi nel procedimento principale, sia stata pronunciata in seguito ad un esame della causa nel merito e, di conseguenza, qualificarla come una decisione definitiva ai sensi dell’articolo 54 della CAAS, atteso che risulta dalla motivazione stessa di tale decisione che manca un’istruzione approfondita, in assenza della quale potrebbe essere rimessa in discussione la fiducia reciproca degli Stati membri fra di essi. A tal riguardo, la mancata audizione della vittima e di un eventuale testimone costituisce un indizio del fatto che nel procedimento principale non è stata condotta un’istruzione approfondita.

54 Considerato quanto precede, occorre rispondere alla seconda questione che il principio del ne bis in idem sancito all’articolo 54 della CAAS, letto alla luce dell’articolo 50 della Carta, deve essere interpretato nel senso che una decisione del pubblico ministero che pone fine all’azione penale e conclude definitivamente, salvo riapertura o annullamento, il procedimento di istruzione condotto nei confronti di una persona, senza che siano state irrogate sanzioni, non può essere considerata una decisione definitiva, ai sensi di tali articoli, qualora dalla motivazione di tale decisione risulti che il suddetto procedimento è stato chiuso senza che sia stata condotta un’istruzione approfondita, laddove la mancata audizione della vittima e di un eventuale testimone costituisce un indizio dell’assenza di un’istruzione siffatta.

Sulla prima questione

55 Tenuto conto della soluzione adottata per la seconda questione, non occorre risolvere la prima questione.

Sulle spese

56 Nei confronti delle parti nel procedimento principale la presente causa costituisce un incidente sollevato dinanzi al giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese. Le spese sostenute da altri soggetti per presentare osservazioni alla Corte non possono dar luogo a rifusione.

Per questi motivi

la Corte (Grande Sezione) dichiara:

Il principio del ne bis in idem sancito all’articolo 54 della Convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985 tra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni, firmata a Schengen (Lussemburgo) il 19 giugno 1990, letto alla luce dell’articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, deve essere interpretato nel senso che una decisione del pubblico ministero che pone fine all’azione penale e conclude definitivamente, salvo riapertura o annullamento, il procedimento di istruzione condotto nei confronti di una persona, senza che siano state irrogate sanzioni, non può essere considerata una decisione definitiva, ai sensi di tali articoli, qualora dalla motivazione di tale decisione risulti che il suddetto procedimento è stato chiuso senza che sia stata condotta un’istruzione approfondita, laddove la mancata audizione della vittima e di un eventuale testimone costituisce un indizio dell’assenza di un’istruzione siffatta.