Carabiniere morto, la lettera del papà della compagna …

L’incidente stradale a San Martino di Bra. “Abbiamo avuto vicino in quei momenti terribili persone che per noi sono e resteranno angeli custodi”.

Sono il papà di Martha, la compagna del giovane carabiniere Giorgio Privitera, morto due giorni dopo il collega Alessandro Borlengo, nell’incidente di San Martino di Bra.

Vorrei esprimere – andando oltre le formalità di un semplice ringraziamento – la riconoscenza mia, di mia moglie e dei genitori di Giorgio, per quanto è stato fatto dall’Arma in questi giorni tremendi.

Non voglio soffermarmi sul sopporto materiale e logistico che pur vi è stato, enorme, ancor prima della nostra partenza dalla Sicilia con il colonnello che mi ha fornito anche il numero del telefono personale. Supporto senza il quale, certamente, non avremmo avuto la forza di arrivare alla fine.

Vorrei inoltre raccontare di quanto ci siano stati vicini semplici carabinieri, graduati, ufficiali che con le loro carezze, le loro lacrime, la loro vicinanza ci hanno aiutato a superare momenti difficili.

Vorrei raccontare della moglie del comandante della stazione di Sommariva del Bosco, sig.ra Montuori, che ha accompagnato mia figlia in ospedale, facendole da sorella e mamma, che è rimasta con lei – assieme alle mogli ed alle compagne di un altri colleghi – fino al nostro arrivo in tarda serata e sostenendoci in quei primi momenti.

Vorrei raccontarvi delle decine e decine di carabinieri che sono venuti a darci un abbraccio, a condividere le nostre lacrime raccontandoci quello che sapevano dell’incidente, ad informarsi o – semplicemente – a piangere in silenzio in un angolo della sala di aspetto.

Dei nostri «angeli custodi», come li abbiamo chiamati, disponibili giorno e notte e che hanno lasciato – in alcuni casi – le loro famiglie per stare al nostro fianco e di chi, dopo aver appreso della morte di Giorgio e della volontà dei suoi genitori a donare gli organi, ha deciso di interrompere la gita domenicale per venire a ringraziarli facendoci conoscere le loro famiglie.

Del pianto disperato del Comandante di stazione – abbracciato al suo colonnello –, il dolore di chi aveva perso due figli e non due subordinati. Dell’insistenza di quest’ultimo a volerci a tavola con lui (ben diverso di un semplice invito a pranzo) consapevole che quel giorno nessuno di noi avrebbe avuto la forza di pensare al pranzo. Sempre vicino a noi fino al trasferimento della salma.

Lo stesso generale, che io pensavo venisse per puro dovere d’ufficio, dopo aver parlato a lungo con i genitori di Giorgio, è rimasto a parlare altrettanto a lungo con me lasciandomi sfogare rabbia, dolore, preoccupazioni con la disponibilità e la comprensione di un fratello.

Di chi è venuto con noi sull’aereo dicendo di voler approfittare per tornare in Sicilia mentre ci ha voluto seguire anche in quelle due ore e di chi ha voluto esserci ai funerali, non per dovere di rappresentanza, ma per vera amicizia.

Un pensiero di vera riconoscenza deve andare a tutto lo staff medico e, per tutti, alla dottoressa Stefania dal dolcissimo sorriso in grado di trasformare un intervento (il prelievo degli organi) in un evento di grande pietà umana.

Per tutto questo non può bastare un semplice «grazie», se pur ripetuto mille volte come abbiamo fatto in questi giorni.

Occorre che le persone sappiano che esiste – veramente – una famiglia che si chiama «Arma dei Carabinieri» e che dietro quel tipo in divisa che ti ferma per un controllo, infastidendoti perché hai premura – perché devi andare al lavoro o al ristorante -, c’è una immensa umanità.

Ernesto Leonardi, Acireale  

Fonte

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…, Sig. leonardi, Noi Radiomobile™ la ringrazia, a nome di tutti, per le belle parole che ha avuto nei confronti dell’Arma dei Carabinieri in questo difficile momento che sta attraversando e, se ci permette, vorremmo dedicargli alcune note musicali che, sebbene non facciano parte di noi Carabinieri, richiamano alla pace che l’intero mondo chiede di avere … L’Arma dei Carabinieri, stia pur certo, non l’abbandonerà …

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